Lasciarsi cadere dalle stelle


Ciao a tutti, voglio raccontare la mia esperienza giocando a The Sword, The Crown and The Unspeakable Power (SCUP). Si tratta di una campagna durata diversi mesi e giocata l’anno scorso online (sul forum ci sono due dei miei compagni d’avventura, @Fire_Lizard e @Vittorio_De_Stefano). Mi è piaciuta un sacco (ed era da tanto che desideravo provare questo gdr). SCUP è un gioco Pbta che per certi versi ricalca 1:1 Apocalypse World, contestualizzandolo in un setting fantasy e dando risalto agli intrighi politici: in maniera riduttiva si potrebbe dire che è il Pbta per giocare a Il Trono di Spade.

L’ambientazione aveva un’estetica orientaleggiante/mediterranea e la campagna è iniziata e finita sull’isola di Daru (non ci siamo praticamente allontanati, se non quando costretti da un incantamento). Allego la mappa fatta da @Vittorio_De_Stefano:

Un altro aspetto per me interessante è che questa è stata la mia prima (e al momento unica) campagna ad un Pbta nella quale non ho ricoperto il ruolo di Maestro delle Cerimonie (aka Game Master). In questo actual play parlo di come ho inizialmente giocato con il mio playbook/libretto piuttosto che con le altre persone al tavolo, e di come sono uscito da questa situazione. Si tratta di considerazioni che ho tenuto per me fino ad ora, ai tempi non ne ho parlato nè con il master nè con @Vittorio_De_Stefano o @Fire_Lizard. Ci ho messo un sacco a interiorizzare questa esperienza, e anche adesso sto faticando a metterla per iscritto.

Il Giudice

Il libretto che ho scelto, uno di quelli nati sul server discord del gioco (presumo). Visto che non è tra i libretti scaricabili dal sito lo allego qua sotto:
SCUP_The_Judge.pdf (81,1 KB)
In parole povere il Giudice è una creatura non umana giunta sulla terra con sembianze umane, inviata da una qualche entità a dispensare giustizia. Un inviato dall’Oltre. Per certi versi ricorda una Valchiria, un Angelo, oppure un Maiar come gli Istari. Alla fine è il concetto del warlock di d&d (i miei poteri sono concessi da un’entità che mi chiede qualcosa in cambio).
Quello del Giudice è un archetipo che mi piace molto e sul quale mi sono subito fiondato. Non sono sicuro che sia un libretto scritto bene. Intimamente penso che potrei averlo scelto perchè rimanda all’idea di controllo più che altri libretti di SCUP (una creatura esterna che scende sul piano materiale e dispensa giustizia a suon di mazzate e prodigi sovrannaturali? Nice).

Occhi puntati sul libretto

Non riesco a spiegare la cosa benissimo, fatto sta che per molte sessioni ho giocato avendo solo e soltanto il mio personaggio in testa. Bisogna dire che in SCUP (o per lo meno, per come l’abbiamo giocato noi) i personaggi non sono creati come una compagnia, e soprattutto nella prima parte della campagna i nostri tre personaggi hanno interagito poco tra loro, solo durante eventi politici tali da giustificare la nostra presenza in scena. Io avevo una Quest da portare a termine (rivelare un traditore di Daru, un servitore della Regina Strega della Penisola della Mezzaluna) e ho lentamente iniziato a giocare con lo scopo di sbloccare le mosse sul mio libretto, iniziando ad anticipare la crescita del mio personaggio (nota: in SCUP si ottengono punti esperienza in diversi modi, per esempio soddisfacendo delle istanze presenti sul libretto e diverse a seconda dell’archetipo scelto).

La cosa ha iniziato pian piano a paralizzarmi: da una parte volevo a tutti i costi essere il Giudice, dall’altra mi confrontavo con dilemmi morali e con le interazioni con i miei compagni d’avventura e i loro personaggi. In quel momento ero esaltato dalla cosa, mi sembrava di star giocando in maniera molto attiva (sentivo una vera e propria fatica mentale che collegavo alla significatività di quanto stava accadendo al tavolo). A posteriori non ne sono più così sicuro, forse ero solo io che mi spremevo le meningi per macinare Punti Esperienza e far andare la storia del mio pg esattamente dove volevo andasse a finire.


L’immagine che avevo scelto per il mio pg, il Giudice Morrow.

Lasciarsi cadere

Ad un certo punto ho percepito un cambiamento netto nella mia esperienza al tavolo (dico mia, ma magari @Vittorio_De_Stefano @Fire_Lizard avete percepito qualcosa, boh). L’episodio “trigger” è stato il seguente:

Un membro di una qualche fazione (non ricordo benissimo chi, forse La Regina Strega, forse la leader del popolo, forse The Unspeakable Power stesso) mi ha dato una fiala di siero alchemico, un filtro di controllo mentale, da dare al Re di Daru del quale ero ospite (avevamo avuto delle tensioni ma ci stavamo pian piano avvicinando).

Come stava ormai succedendo sempre più spesso ero caduto in un limbo decisionale, strattonato da quello che stava accadendo al nostro tavolo e il contenuto del mio libretto. All’improvviso mi sono detto “fanculo” (censuro la parolaccia, ma la riporto per rigore accademico) e ho giocato di pancia dando il siero al re. Ho continuato a giocare in questo modo per il resto della campagna, e ho iniziato a godermi la nostra avventura (abbiamo anche iniziato a interagire di più tra noi giocatori, un altro fattore importante).
Volevo parlare di questa cosa qui ai tempi del post Scegliere Destra o Sinistra, o come spiegare Story Now ai giocatori OSR, ma poi ho desistito (cavoli che fatica scrivere questo post :sweat_smile:).

Dico solo che ho giocato le ultime due sessioni della campagna con un altro libretto dopo aver congedato il mio “padrone stellare”, nonostante avessi speso così tante energie e tempo a programmare la crescita del mio Giudice. Alla fine della scena in questione (un confronto tra i nostri personaggi e la leader del popolo a Daru e Kairos, l’entità stellare che aveva inviato il mio pg tra i mortali), mi sono reso conto che non ero più il Giudice e che tale evoluzione non era nata da una mia programmazione attiva ma dal mio giocare di pancia, in maniera sincera. Appena ho smesso di programmare il mio personaggio e iniziato a giocare qui e ora, ecco che è accaduto l’imprevedibile (mi sono proprio sentito bene in quel momento). Questo è l’insegnamento che ho tratto giocando a SCUP.

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Leggendo, mi sembra di capire che tu hai avuto il problema che il personaggio che avevi scelto, non è poi risultato adatto a ciò che stavi interpretando / volevi interpretare. L’aspettativa risulta diversa dalla “realtà”.

È un problema che, ho notato, c’è maggiormente con i PbtA che non con altri: i libretti, in genere (non conosco tutti i PbtA del mondo), prevedono un certo percorso di sviluppo, non alterabile; altri GdR (chi più chi meno) permettono di variare il PG in corso d’opera man mano che cresce. Quello che si dice “abbandonare il PG e farne un altro” non è una cosa che uno fa alla leggera (i motivi dietro questo, sono vari) e cerca di portarlo avanti il più a lungo possibile, fin quando proprio vede che non ce la fa più (c’è anche chi preferisce abbandonare il gioco piuttosto che il PG).
E tu sei capitato proprio in questo :slight_smile:

Ciao :slight_smile:

Non proprio. Il libretto che avevo scelto mi piaceva anche troppo, a tal punto da concentrarmi più su come e quando sbloccare le sue mosse che su quello che accadeva al tavolo. Durante la prima parte della campagna facevo delle scelte “non sincere” perchè basate solamente sul raccogliere i Punti Esperienza per continuare la costruzione di questo personaggio (direi quasi che stavo giocando da solista).

Forse ha creato confusione questa parte:

Il nuovo libretto non era più congeniale alle mie aspettative, ma una scelta obbligata dall’aver giocato di pancia più che programmando tutto come avevo fatto nella prima parte della campagna. Avendo rinnegato il mio patrono celeste non aveva più senso mantenere un libretto con delle mosse basate su tale patrono, ma abbiamo trovato facilmente un libretto funzionale al nuovo aspetto del personaggio (se può interessare ho sostituito il libretto The Judge con The Gauntlet, che è molto simile al Giudice ma senza tutto il contorno sovrannaturale).

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