È tutto un turbine. Faccio fatica a descrivere le mie impressioni a riguardo della seconda edizione della FroggyCon che si è svolta questo Sabato, ma ci proverò. Invito anche voi a condividere le vostre impressioni e storie qua sotto, anche semplicemente parlando delle sessioni che avete giocato.
Per me è stata un’incredibile odissea perché da due settimane avevo sviluppato un’infezione acuta al colon che mi ha costretto a letto o ad andare in giro con il bastone. È un miracolo che fossi quasi guarito in tempo per Sabato. E ho comunque dovuto giocare sotto effetto di un dosaggio di antibiotici che non raccomando ai più.
Il secondo album è sempre il più difficile. Le sensazioni a una seconda edizione della convention sono diverse dalla prima: l’eccitazione della novità si ritira per lasciare spazio alla realizzazione che potrei aver creato qualcosa che ha un valore che perdura nel tempo e che non sarà soltanto una tantum.
Ci sono anche stati degli intoppi organizzativi non da poco, alcuni che non sono in libertà di discutere, alcuni dei quali non sono colpa di nessuno, ma altri che sono stati certamente colpa mia e dai quali imparerò. Primo tra tutti l’idea di mettere i numeri dei tavoli dietro un QR code che non era molto visibile. Ma come in tutte le odissee, le cose si sono in qualche modo risolte, e sebbene una prima preoccupazione la mattina la convention ha cominciato a ingranare e dopo pranzo ero sicuro che la FroggyCon sarebbe stata un successo.
Come misuro il successo? Non necessariamente in termini di numeri. Quest’anno ho introdotto una regola che obbligava i facilitatori a presentare sessioni per massimo due turni, in maniera che potessimo giocare ad almeno una sessione portata da qualcun altro, e promuovere un clima di scambio. Abbiamo avuto anche più facilitatori dell’anno scorso, ma come risultato della regola meno sessioni in totale. E c’è stato anche un calo di iscritti del 25% circa — che altri organizzatori di convention mi hanno detto è un trend di partecipazione generale, in quanto si sospetta che i numeri del 2023 fossero inflazionati da un boom post-COVID.
Forse con la partecipazione più bassa è avvenuta una focalizzazione dei partecipanti: più interessati dal format che propongo che persone che giocherebbero a qualunque cosa. Ho notato prima di tutto una condivisione e comprensione molto più profonda dei principi della FroggyCon, prima di tutto tra i facilitatori e in secondo luogo anche tra i giocatori. Devo ancora analizzare i sondaggi, ma penso che la mia impressione verrà riflessa nei dati che ho raccolto.
In secondo luogo mi sembra che sono riuscito ad aumentare ancora di più sul clima di scambio e sperimentazione della prima edizione. C’erano tantissimi facilitatori che hanno portato giochi autoprodotti, al punto che non riesco a contarli. E ho davvero la sensazione che ogni volta che vi rincontro abbiate imparato cose nuove e abbiate molto da insegnarmi. Mi dispiace solo non essere riuscito a spendere più tempo con ciascuno.
Voglio davvero ringraziare tutte le persone che si sono sbattute per far accadere questo ritrovo di pazzi, e anche tutti quelli che sono venuti fisicamente a giocare. La convention non avviene senza di voi, e vi sono profondamente grato.